lunedì 19 settembre 2011

POISONBLACK - PAIN BECOMES ME



LYRICS

All this time, I've been dreaming of it
All this time, it's been haunting in my head
Tempting me, inviting me
To fall asleep in its arms
To fall from grace
To breathe its ever dimming dusk

Through my eyes, you could see the hurt I crave
Through my eyes, you'd see there's nothing left to save
I heard you said there's a light up ahead
But im heading towards a dead end
I just can't say no
I just can't let go for its got me mend

I crave, therefore I am
And that is all I ever feel
I hope you'd understand
One love, one pain, one memory
I toast to misery
As I dig into the devils bone
And for eternity
The pain he gave me
Why won't it leave me alone...
leave me alone

I crave, therefore I am
And that is all I ever feel
I hope you'd understand
One love, one pain, one memory
I toast to misery
As I dig into the devils bone
And for eternity
The pain he gave me
Why won't it leave me alone...
leave me alone


TRADUZIONE

Per tutto questo tempo, l'ho sognato
Per tutto questo tempo, ha tormentato la mia testa
Tentandomi, invitandomi
ad addormentarmi nelle sue braccia
per cadere dalla grazia
per respirare il suo perenne crepuscolo

Attraverso i miei occhi, puoi vedere il dolore che bramo
attraverso i miei occhi, vedrai che non è rimasto nulla da salvare
Ti ho sentito dire che c'è una luce più avanti
Ma mi sto dirigendo verso un vicolo cieco
Non posso dire di no
Non posso mollarlo perché mi ha rafforzato

Bramo, quindi sono
e questo è tutto ciò che ho mai provato
Spero che tu possa capire
Un amore, un dolore, una memoria
Brindo alla tristezza
mentre scavo dentro le ossa dei diavoli
e per l'eternità
al dolore che mi ha dato
Perché non mi lascerà solo.

Bramo, quindi sono
e questo è tutto ciò che ho mai provato
Spero che tu possa capire
Un amore, un dolore, una memoria
Brindo alla tristezza
mentre scavo dentro le ossa dei diavoli
e per l'eternità
al dolore che mi ha dato
Perché non mi lascerà solo.

domenica 18 settembre 2011

DESTINO

Guardando me stesso,
mi rendo conto di esser come un'auto
lanciata a folle velocità.

Sento il boato del vento,
e il buio tutt'intorno si fa sempre più denso.

Sento lo strepitio dei freni che si rompono,
ma non posso fare niente per fermarmi.

venerdì 16 settembre 2011

BLACK TAPE FOR A BLUE GIRL - SHADOW OF A DOUBT



La canzone è una cover : l'originale è un pezzo del 1986 , cantato dai Sonic Youth.

LYRICS

Met a stranger on a train
he bumped right into me
i swear i didn't mean it
swear it wasn't meant to be
must have been a dream
from a thousand years ago
i swear i didn't mean it
swear it wasn't meant to be
from the bottom of my heart
he was looking all over me
you take me and i'll take you
swear it wasn't meant to be
kiss me
kiss me in the shadow
kiss me in the shadow of a doubt

Must have been a dream
it's just a dream i had (it's just a just a)
swear it's just a dream (it's just a dream)

It's just a dream

No
no no no
take me to it
take me to it (her)
take me to it
take her to me
it's just a dream
it's just a dream (it's just a it's just a)
it's just a dream (no)
it's just a it's just a dream
no

Met a stranger on a train
he bumped right into me.

TRADUZIONE

Ho incontrato una sconosciuto su un treno
mi ha colpito nel profondo
giuro che non l'ho fatto apposta
giuro che non era destino
dev'essere stato un sogno
di un migliaio di anni fa
giuro che non l'ho fatto apposta
giuro che non era destino
dal profondo del mio cuore

mi guardava fisso
tu mi prendi e io ti porterò
giuro che non era destino
baciami
baciami nell'ombra
baciami nell'ombra di un dubbio

dev'essere stato un sogno
solo un sogno che ho fatto
giuro è solo un sogno

è solo un sogno

no
no no no
portami da esso
portami da esso (da lei)
portami da esso
portamela
è solo un sogno
solo un sogno
solo un sogno
e solo un...solo un sogno
no

Ho incontrato uno sconosciuto su un treno
mi ha colpito nel profondo..

L'OMBRA (POESIA)














La tua ombra m'insegue
ovunque io vada
dolce ricordo di un tempo passato
amaro rimpianto di ciò che è svanito.

Mi lascio rincorrere
rallento i miei passi
gustando il dolore che essa mi causa.

Perchè, anche se soffro
quella torbida ombra
ricorda al mio cuore
di battere ancora.

giovedì 15 settembre 2011

AMERICAN BEAUTY: LA BELLEZZA




"Era una di quelle giornate in cui tra un minuto nevica.
E c'è elettricità nell'aria : puoi quasi sentirla.
Mi segui?
E questa busta era lì, danzava, con me, come una bambina che mi supplicasse di giocare. Per quindici minuti.
E' stato il giorno in cui ho capito che c'era tutta un'intera vita, dietro ogni cosa. E una incredibile forza benevola, che voleva sapessi che non c'era motivo di avere paura... mai.
Vederla sul video è povera cosa, lo so...
Ma mi aiuta a ricordare; ho bisogno di ricordare.
A volte, c'è così tanta bellezza, nel mondo, che non riesco ad accettarla. E Il mio cuore sta per franare."

Questa scena è tratta dal film American Beauty (USA, 1999) , uno dei miei preferiti., vincitore di 5 oscar: miglior film, miglior regia (Sam Mendes), miglior attore (Kevin Spacey), miglior sceneggiatura originale (Alan Ball) e miglior fotografia (Conrad Hall).

Con la sua delicatezza, questa scena mi fa pensare al nostro stile di vita, basato sul possedere e sull'apparire, che ci porta a dimenticare, ignorare e persino distruggere la bellezza che ci circonda.

mercoledì 14 settembre 2011

MANDRAGORA SCREAM - FROZEN SPACE



LYRICS

Empty in this space
It’s snowin’ life in my senses. . .
Dream-maker ! Fallin’ this grace
only silence reigns.

Until your gaze,
like a rail brims my heart
enlaced in this ivory reign,
nothin’! Will collapse in vain.

Souls are meltin’ now inside, and. . .
take my life and bring me away, then !

Lookin’ from my fate
tremblin’ flare of unrest. . .
I’m bleedin’ ‘cause I saw on this earth
Falls, and star-set rain.


Rise! Hushin’ this frozen-space, darkness of this unlife,
again we can try to fly. . .
Lovin’ ivy never sere, blindin’ dreams of life
end whenever we are here, we’ll live again…


Lastin’ dark age,
risin’, cravin’, whilom time
recallin’ a revenant through rest. . .
In my darkest rave.

Inside my hands,
only shade melts away, my hell is
made of blindin’ dreams. . .of eternity. . .


"How many stars are there in the universe?"
"So many! More than you could ever count!"
"Is there music in space?"
"No there’s only silence. "
"But silence is music!"
"Yes, if you know how to listen."
"Are there other people in the universe?"
"That’s a good question. What do you think?"
"I don’t know!"
"The universe is bigger than anything, so if it’s just us,
It seems like an awful waste of space!"


Rise! Hushin’ this frozen-space, darkness of this unlife. . .
again we can try to fly. . .
Lovin’ ivy never sere, blindin’ dreams of life
and whenever we are here, we’ll live. . .

. . Again..


TRADUZIONE

Vuoto, in questo spazio
la vita è neve nei miei sensi
creatore di sogni! Caduta questa grazia
regna solo il silenzio

Fino a che il tuo sguardo
come una rotaia conduce il mio cuore
legato a questo regno d'avorio
niente! crolleremo inutilmente

Ora, dentro, le anime si fondono assieme e...
prendi la mia vita e portami via, allora!

Guardandomi dal destino,
tremante bagliore d'inquietudine
sto sanguinando perchè ho visto, su questa terra
cascate e piogge di stelle

Alzati! Placando questo gelido spazio, tenebra di questa non vita,
di nuovo possiamo provare a volare
amata edera mai appassita, sogni accecanti di vita
che finiscono ogni volta che ci troviamo qui,
vivremo di nuovo...

Interminabile epoca oscura,
crescente, desiderosa,
richiami da un antico tempo il ricordo di un fantasma che riposa...
nel mio più oscuro delirio.

Nelle mie mani,
solo le ombre si mescolano, il mio inferno è
fatto di sogni accecanti...di eternità...

"Quante stelle ci sono nell'universo?"
"Tantissime! Più di quelle che potresti mai contare"
"C'è musica nello spazio?"
"No. C'è soltanto silenzio."
"Ma il silenzio è musica!"
"Si, se sai come ascoltare."
"Ci sono altre persone nell'universo?"
"E' una buona domanda. Tu cosa pensi?"
"Non lo so..."
"L'universo è più grande di qualsiasi cosa, quindi, se fossimo da soli,
sembrerebbe un terribile spreco di spazio!"


Alzati! Placando questo gelido spazio, tenebra di questa non vita,
di nuovo possiamo provare a volare
amata edera mai appassita, sogni accecanti di vita
che finiscono ogni volta che ci troviamo qui, vivremo...



..di nuovo..

martedì 13 settembre 2011

APOLLO E DAFNE




G.L.Bernini: "Apollo e Dafne"
Un bellissimo racconto delle Metarmorfosi di Ovidio, è quello di Apollo e Dafne. La narrazione si apre con Apollo che schernisce Cupido per il suo aspetto da ragazzino e si vanta delle sue abilità di arciere. Cupido, adirato, estrae dalla faretra due freccie, una che attira e una che scaccia l'amore; con la prima trafigge il dio, con la seconda ferisce la ninfa Dafne, figlia del dio del fiume Penèo e vergine consacrata a Diana, dea della caccia.
Apollo, alla vista della ninfa, immediatamente se ne innamora e inizia, di nascosto, a contemplarla e a desiderarla.
Ovidio dipinge la scena con dei bellissimi versi, attraverso i quali la passione di Apollo ci viene descritta con l'immagine di un fuoco inarrestabile che divampa all'interno del suo corpo. Il dio osserva la ninfa da lontano, ammirandone le splendide fattezze e fantasticando su come apparirebbe questa se trascurasse meno il proprio aspetto (Contempla i capelli che le scendono scomposti sul collo, pensa: "Se poi li pettinasse"?)

E Febo (Apollo) l'ama; ha visto Dafne e vuole unirsi a lei,
e in ciò che vuole spera, ma i suoi presagi l'ingannano.
Come, mietute le spighe, bruciano in un soffio le stoppie,
come s'incendiano le siepi se per ventura un viandante
accosta troppo una torcia o la getta quando si fa luce,
così il dio prende fuoco, così in tutto il petto
divampa, e con la speranza nutre un impossibile amore.
Contempla i capelli che le scendono scomposti sul collo,
pensa: 'Se poi li pettinasse?'; guarda gli occhi che sfavillano
come stelle; guarda le labbra e mai si stanca
di guardarle; decanta le dita, le mani,
le braccia e la loro pelle in gran parte nuda;
e ciò che è nascosto, l'immagina migliore
.

Preso dal desiderio, Apollo si avvicina alla ninfa. Dafne, però, sotto l'effetto della freccia di Cupido e nel rispetto del suo voto di castità inizia a fuggire, veloce come il vento, senza prestare ascolto alle continue rassicurazioni del dio, il quale seguita a chiederle di fermarsi e di non aver paura di lui. E' interessante notare, leggendo i versi, l'irrazionalità del comportamento di Apollo: il tono di rassicurazione con cui inizia la sua preghiera viene infatti sostituito nei versi finali da quello intimidatorio con il quale fa presente alla ninfa di non essere uno "zotico" qualunque, bensì il "figlio di Giove".

«Ninfa penea, férmati, ti prego: non t'insegue un nemico;
férmati! Così davanti al lupo l'agnella, al leone la cerva,
all'aquila le colombe fuggono in un turbinio d'ali,
così tutte davanti al nemico; ma io t'inseguo per amore!
Ahimè, che tu non cada distesa, che i rovi non ti graffino
le gambe indifese, ch'io non sia causa del tuo male!
Impervi sono i luoghi dove voli: corri più piano, ti prego,
rallenta la tua fuga e anch'io t'inseguirò più piano.
Ma sappi a chi piaci. Non sono un montanaro,
non sono un pastore, io; non faccio la guardia a mandrie e greggi
come uno zotico. Non sai, impudente, non sai
chi fuggi, e per questo fuggi. Io regno sulla terra di Delfi,
di Claro e Tènedo, sulla regale Pàtara.
Giove è mio padre. Io sono colui che rivela futuro, passato
e presente, colui che accorda il canto al suono della cetra.
Infallibile è la mia freccia, ma più infallibile della mia
è stata quella che m'ha ferito il cuore indifeso.
La medicina l'ho inventata io, e in tutto il mondo guaritore
mi chiamano, perché in mano mia è il potere delle erbe.

Ma, ahimè, non c'è erba che guarisca l'amore,
e l'arte che giova a tutti non giova al suo signore!»


Le disperate richieste di Apollo non vengono però ascoltate da Dafne, che prosegue nella fuga. il dio, quindi, stanco di doverla rincorrere, accelera il passo, fin quasi a raggiungerla. E' a questo punto che Dafne, terrorizzata, chiede l'intervento di suo padre Penèo, affinchè dissolva la bellezza e le forme che tanto avevano attratto Apollo, salvandola così da esso e preservando la sua castità.
E' così che, di colpo, il corpo di Dafne prende a mutare e si trasforma in una pianta di alloro, che mai prima d'ora s'era vista sulla terra e che diventerà sacra per Apollo.
Quest'ultimo, infatti, una volta terminato l'inseguimento, prende a baciarne il tronco e a stringerlo a sè come se si trattasse ancora del corpo dell'amata.

«Se non puoi essere la sposa mia,
sarai almeno la mia pianta. E di te sempre si orneranno,
o alloro, i miei capelli, la mia cetra, la faretra;
e il capo dei condottieri latini, quando una voce esultante
intonerà il trionfo e il Campidoglio vedrà fluire i cortei.
Fedelissimo custode della porta d'Augusto,
starai appeso ai suoi battenti per difendere la quercia in mezzo.
E come il mio capo si mantiene giovane con la chioma intonsa,
anche tu porterai il vanto perpetuo delle fronde!»

domenica 11 settembre 2011

11 SETTEMBRE 2001 - DIECI ANNI FA














In memoria delle 2977 persone che persero la vita durante gli attentati dell' 11 settembre 2001.

Soles occidere et redire possunt:
nobis, cum semel occidit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda. 

(Gaio Valerio Catullo)



venerdì 9 settembre 2011

THE CURE - BURN




"Un tempo, la gente era convinta che, quando qualcuno moriva, un corvo portava la sua anima nella Terra dei Morti. A volte però accadevano cose talmente orribili, tristi e dolorose, che l'anima non poteva riposare in pace. Così, a volte, ma solo a volte, il corvo riportava indietro l'anima perché rimettesse tutto a posto.
Un palazzo viene dato alle fiamme: tutto quel che ne rimane è cenere. Prima pensavo che questo valesse per ogni cosa: famiglie, amici, sentimenti. Ora so che, se l'amore è vero amore, niente può separare due persone fatte per stare insieme.
Se le persone che amiamo ci vengono portate via,  perché continuino a vivere non dobbiamo mai smettere di amarle: le case bruciano, le persone muoiono...ma il vero amore è per sempre. (cit. film "The Crow", 1994 diretto da A. Proyas: con Brandon Lee (R.I.P.), Ernie Hudson, Michael Wincott)

Questo post è dedicato a tutti coloro a cui è stato portato via qualcuno ingiustamente, e che stanno ancora aspettando che venga fatta giustizia.


LYRICS

"Don't look don't look" the shadows breath
Whispering me away from you
"Don't wake at night to watch her sleep
You know that you will always lose
This trembling
Adored
Tousled bird mad girl... "

But every night I burn
But every night I call your name
Every night I burn
Every night I fall again

"Oh don't talk of love" the shadows purr
Murmuring me away from you
"Don't talk of worlds that never were
The end is all that's ever true
There's nothing you can ever say
Nothing you can ever do... "

Still every night I burn
Every night I scream your name
Every night I burn
Every night the dream's the same

Every night I burn
Waiting for my only friend
Every night I burn
Waiting for the world to end

"Just paint your face" the shadows smile
Slipping me away from you
"Oh it doesn't matter how you hide
Find you if we're wanting to
So slide back down and close your eyes
Sleep a while
You must be tired... "

But every night I burn
Every night I call your name
Every night I burn
Every night I fall again

Every night I burn
Scream the animal scream
Every night I burn
Dreaming the crow black dream

Dreaming the crow black dream...


TRADUZIONE

"Non guardare, Non guardare" sussurrano le ombre,
soffiandomi via da te
"Non svegliarti la notte per guardarla dormire
Sai che perderai sempre
Questa tremante
adorata,
arruffata e pazza ragazza..."

Ma ogni notte brucio
Ogni notte chiamo il tuo nome
Ogni notte brucio
Ogni notte precipito ancora

"Oh, non parlare d'amore" ronzano le ombre
sussurrandomi lontano da te
"Non parlare di parole che mai sono state
la fine è l'unica cosa certa
non c'è niente che puoi dire
niente che puoi fare..."

Ancora ogni notte brucio
ogni notte grido il tuo nome
Ogni notte brucio
Ogni notte il sogno è lo stesso

Ogni notte brucio
Aspettando la mia unica amica
Ogni notte brucio
aspettando che il mondo finisca

"E adesso pitturati il volto" sorridono le ombre
facendomi scivolare lontano da te
"Oh, non importa come ti nascondi...
ti troveremo, se avremo intenzione di farlo
Perciò scivola indietro e chiudi gli occhi
dormi un po',
devi essere stanco..."

Ma ogni notte brucio
ogni notte chiamo il tuo nome
ogni notte brucio
ogni notte precipito ancora

Ogni notte brucio
Grida, l'animale grida
Ogni notte brucio,
sognando il sogno del corvo nero

sognando il sogno del corvo nero...

giovedì 8 settembre 2011

TRISTEZZA

Fiume nero
scorre nelle mie vene
annebbia la vista
avvelena l'anima

Piovono lacrime scure
il silenzio mi assorda

sono di nuovo solo

mercoledì 7 settembre 2011

STREAM OF PASSION - HAUNTED



Il testo di questa canzone ha fatto sorgere in me una domanda. E' meglio affrontare i propri demoni e rischiare di rimanerne sconfitti, o fare finta che non ci siano e indossare una maschera sorridente? E' meglio conformarsi al giudizio degli altri, alle regole della "società civile" e della religione, agli status-symbol, alle mode del momento o è preferibile estraniarsi da tutto ciò e cercar di lasciare il nostro vero Io libero di esprimersi? "Ogni uomo ha un diavolo dentro e non ha pace finchè non lo trova" , recitava una frase di un famoso film.
Io credo che tanti non vogliano nemmeno cercarlo.


LYRICS

Días enteros caminando en silencio.
Apuro mis pasos para dejar todo de tras;
Busco en la soledad el espacio para olvidar
Esa voz que me atormenta.

I live in fear when the shadows reappear
Unleashing all their might..
I never thought I´d face the demons on my own.
Make it stop!
Haunted, hunted.

Un suspiro que penetra mi alma,
Un pensamiento constante y hiriente.
Sé que estás ahi, aunque no puedo verte.
Nunca he podido escapar Del yugo de tus ojos.

I live in fear when the shadows reappear
Unleashing all their might..
I never thought I´d face the demons on my own.
Make it stop!
Haunted, hunted.

With every breath I take,
My heart beats faster,
No matter how hard I try to unwind
Tears keep falling from my eyes.
Haunted, hunted, I´m down on my knees;
Forever I´ll mourn the loss of my innocence.

I live in fear when the shadows reappear
Unleashing all their might..
I never thought I´d face the demons on my own.
Make it stop!
Haunted, hunted.


TRADUZIONE

Intere giornate, camminando in silenzio
affretto i miei passi per lasciarmi tutto alle spalle
cerco, nella solitudine, lo spazio per dimenticare la voce che mi tormenta

Vivo nella paura quando le ombre ricompaiono,
scatenando tutta la loro forza
non avrei mai pensato di dover affrontare i miei demoni da sola
Fallo smettere! Tormentata...Tormentata...

Un sospiro che penetra nella mia anima
un pensiero costante e doloroso
so che sei lì, anche se non posso vederti
Non sono mai potuta fuggire dall'oppressione dei tuoi occhi

Vivo nella paura quando le ombre ricompaiono,
scatenando tutta la loro forza
non avrei mai pensato di dover affrontare i miei demoni da sola
Fallo smettere! Tormentata...Tormentata...

Ad ogni respiro che prendo,
il mio cuore batte più in fretta
non importa quanto mi sforzi per rilassarmi,
le lacrime continuano a cadere dai miei occhi
Tormentata, tormentata, sono sulle ginocchia;
per sempre piangerò la perdita della mia innocenza.

Vivo nella paura quando le ombre ricompaiono,
scatenando tutta la loro forza
non avrei mai pensato di dover affrontare i miei demoni da sola
Fallo smettere! Tormentata...Tormentata...


martedì 6 settembre 2011

IL VIOLINISTA DI LONDRA (RACCONTO)

Ho scritto questo breve racconto ieri sera, ispirato dalla pioggia che batteva sulla strada e da una composizione di Niccolò Paganini che ho sentito per caso alla radio. Non ho potuto fare a meno di pensare, ascoltandola, a ciò che ho letto da qualche parte (credo nel libro "Canone Inverso" di P. Maurensig) sui violinisti e su come la posizione che assumono, piegando la testa di lato mentre suonano, assomigli a quella che assume Gesù sulla croce. Nonostante io non sia credente, trovo che la raffigurazione del crocifisso sia una delle più efficaci per rappresentare la sofferenza attraverso le immagini e che la musica del violino sia la migliore per esprimerla attraverso il suono. Da questa riflessione è nato il racconto che segue.
                                                                   
                                         
                                        IL VIOLINISTA DI LONDRA


Tra i tanti viaggi cui mi dedicai in gioventù, mai scorderò quello che mi portò, per la prima volta, a Londra. La vista della città suscitò in me, allora ventenne, una commistione di meraviglia e timore. Sebbene avessi trascorso gran parte dei mesi precedenti peregrinando per l'Europa con la sola compagnia del mio amore per la storia e della voglia di assorbire la cultura delle grandi civiltà respirando l'aria e calcando il suolo su cui avevano vissuto per ammirarne il lascito, appena vi misi piede rimasi ammaliato dalla magnificenza dei suoi palazzi e dalla moltitudine di gente che percorreva le strade. Nonostante lo spettacolo delle costruzioni e lo sfarzo delle carrozze che mi sfrecciavano a pochi metri, mi trovavo di fronte a un curioso groviglio di persone di varia estrazione sociale e avvertivo, nell'aria intrisa di umidità, un odore stantio simile a quello delle cantine. Agli angoli della strada, ovunque mi voltassi, era depositata parecchia sporcizia, segno dell'intensa attività umana che lì si svolgeva.
Camminai, da buon visitatore, per parecchio tempo, addentrandomi nei vicoli grigi e maleodoranti che conducevano verso il cuore della città, deciso ad ignorare i mendicanti stesi a terra a chiedere l'elemosina e le prostitute che, bisbigliando, cercavano di attirare la mia attenzione.
Fu allora che sentii provenire da lontano una musica, che da semplice suono di sottofondo si tramutò in una vera e propria presenza, catturando la mia attenzione.
Ne fui talmente attratto, tant'era melodiosa e aggraziata, che non potei far altro che lasciarmi guidare verso di essa, rapito come Ulisse quando udì il canto delle sirene.
Dopo qualche centinaia di metri, intravidi un gruppetto di persone immobili e capii che la fonte della musica che tanto mi aveva colpito si trovava proprio lì in mezzo. Mi unii alla folla e, sopraffatto dalla curiosità, mi spinsi sulle punte dei piedi, cercando di coglier con lo sguardo l'autore di tale capolavoro.
Indossava un logoro cappotto, sporco di fango e un cappello vecchio di anni gli riparava il capo, chino sul violino di mogano lucido. I pantaloni erano più larghi di almeno due taglie e gli coprivano gli stivali incrostati fin quasi alla punta.
Lo osservai accarezzare lo strumento con l'archetto, e notai che lo trattava con la delicatezza e l'amore di un amante; l'uomo, nonostante il viso pallido e la barba incolta, trasmetteva un senso di serenità e di distacco e dava l'impressione di trovarsi in totale solitudine, come se non percepisse null'altro che la musica, che sembrava scorrergli dentro e unirlo al violino in un legame indissolubile.
Incuriosito da questo strano personaggio, che indubbiamente si trattava del miglior violinista che mi fosse mai capitato di incontrare, mi avvicinai a un signore distinto, per chiedergli informazioni.
<<Chi è quell'uomo?>> chiesi a bassa voce.
L'anziano distolse lo sguardo dal musicista, mi fissò con un espressione perplessa e poi rispose:
<< Il suo nome è Gilmore >> rispose. Guardò ancora verso di lui, poi aggiunse, sottovoce << O forse, dovrei dire che lo fu.>>
<< Si spieghi meglio.>>  lo incitai, incuriosito.
<< Fino a un anno fa, era uno dei violinisti più apprezzati, qui a Londra. Viveva a pochi isolati da dove ci troviamo, in una bella casa; aveva perfino dei servitori. Poi, un giorno, sua moglie si ammalò e, poco tempo dopo,morì. Quella notte, Gilmore scese in strada e iniziò a suonare il violino, giorno e notte, fino ad oggi.>>
Annuii e volsi lo sguardo al suonatore, immergendomi nella profondità delle note che scaturivano dal violino. Era una musica indescrivibile, un misto di gioia e dolore, complessa nelle note eppure semplice al cuore, sconvolgente e perfetta nella sua bellezza. L'archetto sfiorava le corde sempre più veloce, in un appassionato crescendo che colmò la strada e congelò il tempo, lasciandoci dimentichi dello scorrer dei minuti. Gilmore proseguiva a suonare, sempre più in fretta, nonostante le gocce di sudore gli imperlassero il volto esausto.
Per quanto lo sforzo fosse intenso, un'evidente espressione di pace dominava il suo volto; ebbi l'impressione che, nel violino e nella musica che da esso scaturiva, Gilmore si rifugiasse, cercando un legame con l'eternità, lontano da questo mondo. Me lo immaginai, vestito con abiti eleganti, dedicar la sua musica all'amata. Mi domandai cosa fosse scattato, nella sua mente, alla morte di essa.
Poi, d'improvviso, un rumore assordante sostituì la melodia, e vidi una delle corde del violino schizzare via dallo strumento, simile a un legamento strappato.
Il silenzio piombò su tutti noi, che ci risvegliammo come da un sonno lungo decenni.
Gilmore alzò la testa e aprì gli occhi, fissandoci e accorgendosi solo allora della nostra presenza, poi sorrise e lasciò cadere il violino, che si infranse al suolo. Poi si accasciò, accanto ad esso.
Il gruppetto si dileguò in preda al panico mentre io rimasi immobile, frastornato.
Seppur titubante, mi avvicinai al corpo senza vita di Gilmore.
Sorrideva, con gli occhi aperti in un'espressione serena, quasi compiaciuta.
Nelle sue pupille, era impresso un volto di donna.

domenica 4 settembre 2011

LOREENA MCKENNIT - PENELOPE'S SONG




Questa splendida canzone della cantautrice canadese Loreena Mckennitt, ci trasporta direttamente nell'Antica Grecia narrata da Omero, e più precisamente nell' isola di Itaca, negli attimi appena successivi alla partenza di Ulisse alla volta della guerra Troia, che lo terrà lontano da casa per vent'anni. Chiudendo gli occhi, è facile immaginare Penelope osservare le navi del marito allontanarsi all'orizzonte e intonare questo meraviglioso canto.


LYRICS

Now that the time has come
soon gone is the day
There upon some distant shore                          
You'll hear me say

Long as the day in the summer time
Deep as the wine dark sea
I'll keep your heart with mine
Till you come to me

There like a bird I'd fly
High through the air
Reaching for the sun's full rays
Only to find you there

And in the night when our dreams are still
Or when the wind calls free
I'll keep your heart with mine
Till you come to me

Now that the time has come
Soon gone is the day
There upon some distant shore
You'll hear me say

Long as the day in the summer time
Deep as the wine dark sea
I'll keep your heart with mine.
Till you come to me



TRADUZIONE

Ora che il tempo è giunto
il giorno se n'è andato veloce
La, su qualche spiaggia lontana
mi sentirai dire

Lungo come il giorno nel tempo d'estate
profondo come un mare di vino scuro
Custodirò il tuo cuore col mio,
finchè tornerai da me

Lì, come un uccello volerei
alta nel cielo
raggiungendo i pieni raggi del sole
solo per trovarti

E nella notte, quando i nostri sogni sono quieti
o quando il vendo grida libero
Custodirò il tuo cuore col mio
finchè tornerai da me

Lungo come il giorno nel tempo d'estate
profondo come un mare di vino scuro
Custodirò il tuo cuore col mio,
finchè tornerai da me

venerdì 2 settembre 2011

LONTANANZA E SOLITUDINE : SHAKESPEARE - SONETTI 44 E 45

I sonetti che seguono, scritti tra il 1595 e il 1596 da William Shakespeare, sono sicuramente tra le mie poesie preferite. Nonostante siano due sonetti distinti possono essere considerati concatenati l'un altro, in quanto il 45 riprende e conclude il tema del 44. Il tema centrale dei sonetti è la lontananza tra il poeta e l'amata/o. Shakespeare utilizza gli elementi terra ed acqua per descrivere il suo senso di impotenza di fronte al senso di vuoto e di abbandono che gli reca la mancanza dell'oggetto del suo amore. La terra e l'acqua (essendo elementi "pesanti") diventano quindi i componenti che formano il "corpo fisico" del poeta, soggetto alle limitazioni umane e quindi impossibilitato a raggiungere chi ama con l'immediatezza del pensiero e del desiderio che vengono infatti rappresentati dall'aria e dal fuoco, elementi "immateriali" e pertanto liberi dai vincoli del corpo. Egli, attraverso di essi rassicura sè stesso, attraverso il pensiero confortante della felicità e della buona salute dell'amante, ma ricade inevitabilmente nella tristezza quando ritorna a pensare alla distanza incolmabile che li divide. ("Del che, ne godo; ma per poco, perchè li rimando indietro, e subito sono triste"). La seguente versione dei sonetti è tratta dall'opera di W. Shakespeare, I Sonetti, edito da Mondadori (traduzione di Giovanni Cecchin).
Per chi fosse interessato a leggere i sonetti in lingua originale, ecco i link:

SONNET 44
SONNET 45
          

                              44                  

Se la greve sostanza della mia carne fosse pensiero,
l'avversa distanza non mi arresterebbe,
perchè, nonostante lo spazio, volerei
dai limiti più remoti a dove ora tu mi trovi.

Non importerebbe allora che il mio piede
calcasse remotissime terre lontano da te,
poichè l'agile pensiero sorvolerebbe mari e terre
non appena pensa al luogo dove vorrebbe andar.

Ma,ahimè, mi uccide il pensiero che non sono pensiero
per scavalcare lontane miglia quando sei assente.
Ma per il fatto che di terra e acqua io sono formato,
devo aspettare gemendo i comodi del tempo.

Dai miei grevi elementi non ricavo niente
se non gravose lacrime, emblema di mutuo dolore.

                              45

Gli altri due elementi, aria e purificante fuoco,
sono con te ovunque io mi trovi:
il primo è il mio pensiero, il secondo il mio desìo,
che, presenti-assenti, velocissimi si muovono.

Quando questi due se ne partono
volando a te in dolce ambasceria d'amore,
la mia vita, dai quattro elementi ridotta ai grevi,
sprofonda in basso, oppressa da tristezza;

Finchè la vita si ricompone
col ritorno da te dei due veloci messi,
giunti proprio adesso, che mi assicurano
col loro racconto che tu stai bene.

Del che, ne godo; ma per poco,
perchè li rimando indietro, e subito sono triste.

giovedì 1 settembre 2011

TARJA - I FEEL IMMORTAL



Com'è difficile, a volte, lasciarsi alle spalle qualcosa che non avremmo mai voluto che accadesse. Ci sono avvenimenti, separazioni e relative conseguenze che non riusciamo ad accettare, nonostante gli sforzi. E così facendo, si finisce a vivere prigionieri del ricordo dei momenti passati, rinunciando a vivere nel presente e rifiutandosi di guardare al futuro.

LYRICS

Whenever I wake up
I'm lost and always afraid
It's never the same place
I close my eyes to escape
The walls around me

And I drift away
Inside the silence
Overtakes the Pain
In my dreams

I feel Immortal
I am not scared
No, I am not scared
I feel immortal
When I am there
When I am there

Whenever I wake up
The shards of us cut within
Always the same day
Frozen all in the fringe
I surrender to the sleep
And leave the hurt behind me
There's no more death to fear
In my dreams

I feel Immortal
I am not scared
No, I am not scared
I feel immortal
When I am there
When I am there

So far or right beside me
So close but they can't find me
Slowly, time forgets me
I'm lonely, only dreaming

I feel Immortal
I am not scared
No, I am not scared
I feel immortal
When I am there
When I am there

I feel immortal
and I am not scared

TRADUZIONE

Ogni volta che mi sveglio
mi sento persa e impaurita
non è mai lo stesso posto
chiudo gli occhi per fuggire
dai muri che mi circondano

E mi allontano.
Dentro, il silenzio
supera il dolore
e nei miei sogni

Mi sento immortale,
non ho paura
no, non ho paura
mi sento immortale
quando sono lì
quando sono lì

Ogni volta che mi sveglio,
i cocci di noi mi feriscono dentro.
E' sempre lo stesso giorno,
gelido in ogni dettaglio;
mi arrendo al sonno
e lascio il dolore alle mie spalle.
Non c'è più alcuna morte di cui aver paura
e nei miei sogni

Mi sento immortale,
non ho paura
no, non ho paura
mi sento immortale
quando sono lì
quando sono lì

Lontanissimi o proprio accanto a me
così vicini, ma non riescono a trovarmi
lentamente, il tempo mi dimentica
sto solo, solo sognando

Mi sento immortale,
non ho paura
no, non ho paura
mi sento immortale
quando sono lì
quando sono lì

Mi sento immortale
e non ho paura.

mercoledì 31 agosto 2011

PERSEFONE

Questa è una mia piccola composizione, sorta in un momento di riflessione. E' ispirata al mito greco di Persefone, colei che Ade ha amato, rapito con l'inganno e imprigionato negli Inferi. Il mito narra che Demetra, dea del grano e madre di Persefone, una volta venuta a conoscenza del rapimento della figlia da parte di Ade scatenò sulla Terra una terribile carestia affinché non producesse ne grano ne frutti. Zeus, preoccupato per la sorte degli esseri umani, ridotti senza cibo dalla carestia,  si rivolse ad Ade per mezzo del fratello Hermes, chiedendogli di liberare Persefone, a patto che non si fosse nutrita del cibo dei morti. Persefone, che nel frattempo si era cibata di soli sei semi di melograno fu liberata, ma per questo Zeus le disse che sarebbe dovuta tornare negli Inferi come sposa di Ade per sei mesi all'anno, un mese per ogni seme di cui si era nutrita. Non appena Demetra vide la figlia rimettere piede sulla Terra, la carestia cessò e la terra rifiorì. Nacquero così le stagioni, che coincidevano con Primavera e Estate quando Persefone era in compagnia della madre e con Autunno e Inverno quando tornava negli Inferi.

PERSEFONE

D'un tratto la luce s'è tinta di scuro,
il profumo dei fiori, olezzo di morte.

I capelli dorati sono ali di corvo, 
la pelle rosata sbianchita dal gelo.

Precipiti inerme nel vuoto infernale,
da terre di sole e di dolci ricordi
a spiazzi di roccia ed amaro futuro.

La tua bocca tremante, color melograno,
si schiude per sempre in un urlo silente.
Non siamo anche noi, comuni mortali,
condannati a incontrare lo stesso destino?

DARK SANCTUARY - LE CLAMEUR DU SILENCE



Nel buio della mia stanza non posso far altro che gaurdarmi dentro, scavando nella parte più recondita di me stesso per trovare la mia vera essenza, celata da un nemico che indossa il mio volto e sogghigna, nascosto dietro i miei occhi, dove non posso vederlo. L'oscurità della stanza è accogliente, nudo specchio, surrogato dell'anima. Mi avvolge in un morbido abbraccio, e ogni paura svanisce. Riuscirò mai a capire chi sono?

LYRICS

Glisser lentement dans l'oubli
Perdre doucement toute notion de vie
Accrochée à rien je me noie dans les méandres
de souvenirs que je n'ai pas...
(Voilà des siècles que j'erre...)
De volutes en volutes glisser

Des soupçons d'âmes qui s'effeuillent ravir la flamme
Viens à moi viens dans mes bras car je m'épuise
Donne moi le souffle nécessaire puis endors toi blotti
dans la chaleur de mon étreinte...

Tu m'enchaînes (inexorablement) à ma destinée... mais je n'en ai pas...
Emmène moi là ou je t'envoie
Que l'ombre que je suis s'évanouisse enfin dans le néant



TRADUZIONE

Scivolo lentamente nell'oblio, 
perdendo dolcemente ogni nozione di vita
aggrappata al niente, sto annegando in un labirinto di ricordi che non ho
(Per secoli, vago)
Scivolando di voluta in voluta.

Ombra d'anima i cui petali incantano le fiamme
Vieni da me, vieni tra le mie braccia 
che sono esausta
Dammi la forza necessaria per stringerti nel calore del mio abbraccio

Tu mi incateni (inesorabilmente) al mio destino...ma io non ne ho uno...
Portami dove ti mando
Che l'ombra che sono svanisce infine nel nulla.